ANGELICA INTINI
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CHIARA DONDI

BENVENUTE in ABITARE IL CENTRO, una sezione di interviste in cui parlano in sorellanza persone che hanno fatto dell'arte fotografica - e non solo - il loro medium creativo.

Io sono Angelica Intini e oggi, con tutte noi, abiterà il centro Chiara Dondi, artista che si è data interamente ad una esplorazione intima e profonda del tema dell’essere donna e del femminile, facendo danzare fotografia e pittura.

╱ ⭒ Dialoghiamo insieme ⭒ ╱

È interessante notare come i colori possano influenzare le emozioni e l'atmosfera di una fotografia. La tua scelta di utilizzare tonalità simili può essere una strategia per creare coesione e armonia visiva. Potrebbe anche riflettere un certo stato d'animo o un tema specifico che desideri trasmettere. Ti piace esplorare i colori o rimani fedele alle tue sfumature preferite ?

La scelta di scattare in bianco e nero e colorare successivamente le fotografie riguarda molto il dare una propria interpretazione della realtà. Spesso, tra lo scatto e la pittura passano diverse settimane e le idee che avevo in mente cambiano, perché anche il mio stato d'animo muta. Quindi sperimentare con i colori diventa necessario per me, per dipanare al meglio quello che riverso sulla fotografia.

Quanto pensi che il processo di decorazione delle fotografie sia catartico? Ti aiuta a trasformare le emozioni in un'esperienza visiva e creativa?

Decisamente catartico, alcune volte più di altre. Dal 2018, quando la mia psicologa mi ha incoraggiata a usare la fotografia per analizzare i miei stati d'animo, ho iniziato a riversare molto di me nella fotografia. Ogni cambiamento e pensiero diventano immagini per analizzare ed esprimere i cambiamenti che il tempo mi pone davanti.

Quanto ritieni difficile riuscire a mantenere la tua carriera artistica, tra le sfide quotidiane di ispirazione, gestione del tempo e sostenibilità economica?

Difficilissimo. E' difficile mantenersi creative nonostante la quotidianità di mamma e lavoratrice. Trovo che sia molto difficile e coraggioso trasformare la propria arte in un vero e proprio sostentamento. La vita è imprevedibile e il mondo dei creativi ancora di più. E' anche molto difficile poterci solo sperare, perché trovare spazio per esprimersi, per esporre e per poter parlare della propria arte è difficoltoso.

In che modo le esperienze, i luoghi e le dinamiche emotive vissute durante la tua infanzia hanno modellato le scelte stilistiche, le tematiche e l'approccio al processo creativo che caratterizzano oggi il tuo lavoro artistico?

In effetti direi molto. I miei genitori sono persone concrete e trovo che aver cercato un modo di esprimersi molto materico possa essere un indizio. Fin da bambina ho disegnato e dipinto. La mia tecnica credo sia la naturale evoluzione di tutto ciò e dell'incontro con la fotografia durante gli anni universitari. In aggiunta, l'interesse verso la musica, il cinema e la storia della pittura, mi ha aiutato a creare un'estetica (che poi cambia anch'essa di continuo).

Come la tua arte fotografica ti ha permesso di esplorare l'identità femminile e mettere in discussione le sovrastrutture sociali legate al tuo genere?

In maniera molto lenta, un passo dopo l'altro. Ho iniziato stando semplicemente dietro alla macchina fotografica, utilizzando altri "mezzi" per esprimere un concetto. Poi ho preso consapevolezza di me e sempre più spesso ho iniziato ad utilizzare il mio corpo, mettendomi al centro, sfidando i falsi pudori che fin da bambine ci insegnano ad avere. Essere delicate, modeste e riservate è una grande gabbia, che richiede anni anche solo per essere identificata.

Se potessi scattare una fotografia di te stessa da bambina e poi osservarla, cosa pensi che emergerebbe da quella immagine ?

Me la immagino come una bambina in bianco e nero, con una grande aurea azzurra intorno. Una bambina che ha imparato a nascondere la sua timidezza e le sue paure dietro l'affabilità, forse per paura di non essere accettata.

Mi piacerebbe che formulassi una domanda. Questa domanda verrà posta ad un'altra persona che sarà intervistata, per creare un legame invisibile fra tutte le interviste, fra tutte le storie.

Crei arte nella speranza di raggiungere un'opera finale e definitiva, o preferisci immaginare che quel momento non arriverà mai, perché sarebbe la fine del tuo viaggio interiore e della tua crescita creativa?
Mi chiamo Chiara Dondi e sono una fotografa analogica, la cui ricerca artistica si sviluppa nell'incontro tra la fotografia e la pittura. Lavoro su pellicola, unendo la bellezza del processo analogico a interventi pittorici che elaborano e trasformano le immagini. Il mio lavoro è un'esplorazione intima e profonda del tema dell’essere donna e del femminile, con un approccio che mescola simbolismo, emozione e narrazione visiva. Le mie opere cercano di esprimere le complessità e le contraddizioni dell'universo femminile, indagando temi come l'identità, la fragilità, la forza e la bellezza. La pittura sulle fotografie diventa per me una forma di dialogo, un modo per dare voce a ciò che non si può raccontare solo con l’immagine statica, ma che necessita di un intervento creativo e personale.
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BIOGRAFIA
Mi chiamo Chiara Dondi e sono una fotografa analogica, la cui ricerca artistica si sviluppa nell'incontro tra la fotografia e la pittura. Lavoro su pellicola, unendo la bellezza del processo analogico a interventi pittorici che elaborano e trasformano le immagini. Il mio lavoro è un'esplorazione intima e profonda del tema dell’essere donna e del femminile, con un approccio che mescola simbolismo, emozione e narrazione visiva. Le mie opere cercano di esprimere le complessità e le contraddizioni dell'universo femminile, indagando temi come l'identità, la fragilità, la forza e la bellezza. La pittura sulle fotografie diventa per me una forma di dialogo, un modo per dare voce a ciò che non si può raccontare solo con l’immagine statica, ma che necessita di un intervento creativo e personale.
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